Crystal Fairy & the Magical Cactus and 2012
Sebastian Silva
2013.
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Per come la vedono i Curanderos delle Ande, le visioni che seguono l’assunzione del cactus magico denominato San Pedro sono causate dall’ “espiritu” al suo interno, che funge da supercarburante per la “sombra” (che non è sinonimo della cristianamente intesa “anima” – smetti di leggere, Francesco! – ma costituisce la parte più spirituale dell’uomo) e le permette di staccarsi dal corpo e andare in missione, se necessario anche nel futuro. Il cocktail di Espiritu e Sombra è quindi fenomenale.
Oppure, banalmente e razionalmente, è la mescalina insieme ad una cinquantina di strani alcaloidi contenuti nel San Pedro, a far partire il cervello per un piacevole e temporaneo delirio letargico/visionario?
Appartiene a questa seconda scuola di pensiero il cinico e strafatto buontempone Jamie, alias Scott Pilgrim, alias Michael Cera: con quella faccia da Beck nevrastenico è da tempo uno dei nostri eroi, ed in questo film fornisce la sua prova migliore.
Beffardo, ingenuo, comico ed emotivo come mai prima. Michelino è in perfetta simbiosi con Silva, tanto da realizzare contemporaneamente una doppietta in Cile, invadendo il Sundance Festival dell’anno in corso (l’altro titolo è Magic Magic) e – non – era un thriller proprio come Crystal Fairy, – non – è un drug movie).
Crystal Fairy è un esempio che dovrebbero seguire tanti di voi, cari registi intellettualoidi.
Nato senza script, si sviluppa come una riuscitissima jam session improvvisata e sensuale, capace di trasmettere una palpabile e piacevolissima sensazione di LIBERTÀ. Un trucco c’è, però: tutto nasce da uno spunto essenziale, vale a dire la reale esperienza vissuta da Silva a caccia del San Pedro. Tra l’altro in compagnia di una reale Crystal Fairy che il buon Sebastian non ha mai più rintracciato.
La battuta più esilarante del film, che comunque – non – è una commedia, è ovviamente di Michelino: riferendosi a Crystal Fairy, la chiama Crystal Hairy (e bisogna vederla nuda per capire il perché), e la risata collettiva che si scatena immediatamente è di una genuinità tale da costituire la prova evidente dell’aria free-form che si respirava sul set.
Chissà se la simpatica sciroccata ha visto il film, e chissà se si tratta davvero dell’incarnazione parodistica della più svampita figliadeifiori mai apparsa su schermo.
Quasi dimenticavo: produce Pablo Larraín, che a 37 anni di età si segnala come uno dei più interessanti cineasti del secolo, per aver diretto gli splendidi Tony Manero, Post Mortem e No e per aver prodotto, oltre a Crystal Fairy, il magnifico Gloria e 4:44 Last Day on Earth di Abel Ferrara. È anche il produttore di Profugos, una delle migliori TV crime series mai realizzate.