Sono passati poco più di vent’anni da quando Clint Eastwood ha celebrato la morte del western con Gli Spietati. Funerale meraviglioso, marcia funebre solenne e dal potentissimo fascino dark. Da quel momento fare cinema western è diventato un’azzardo, e sono poche le pellicole memorabili, pochissime. Prescindendo dall’ovvio, cioè dalla grandezza di Django Unchained, salviamo gli astuti deragliamenti di Jarmush, l’interessante Open Range di Costner (sopratutto per l’indimenticabile e realistica sottolineatura degli effetti, sia sonori/visivi che sulla carne umana, di ogni singola pallottola sparata), Andrew Dominik e le sue dilatazioni psicologiche, il funambolico The good the bad the weird, e per finire Appaloosa del nostro amico Ed Harris.
Ed Harris, ovvero il secondo motivo di interesse e merito di Sweetwater (Sweet Vengeance nel mercato britannico). Ed è un uomo di legge con i capelli e l’aspetto di un freak, e le buone maniere di un cane rognoso, che danza e picchia con la medesima disinvoltura.
Il terzo motivo di interesse per questo film è la scena-omaggio allo spaghetti western, esplicito e pertinente. Una donna prova un abito nel camerino, e il viscido bottegaio la spia da un buco nella parete, con le braghe calate e l’uccello in mano. Lei se ne accorge e gli pianta un ombrello nell’occhio.
Questo siparietto divertente, è in realtà fondamentale per l’economia del film. La donna nel camerino, infatti, è la protagonista assoluta: ex prostituta che cerca di rifarsi una vita dignitosa con l’amato maritino, si trasformerà in splendido e spietato angelo della vendetta. E l’occhio infilzato del guardone è un piccolo ma significativo antipasto. Ed arriviamo così al principale motivo di interesse di questo film. Lei.
January Jones, che abbiamo ammirato in I love Radio Rock e X-men, e la sua bellezza. Bellezza che attira le voglie del laido predicatore folle, Jason Isaac, sadico pluriassassino dalle tante mogli, bersaglio finale della vendetta di Sarah.
Sarah uccide con classe e fredda determinazione, forse a causa del suo passato, forse perchè il dolore le ha azzerato i sentimenti. Le interessa solo vendicarsi, e noi per questo la amiamo.
I rapporti umani e tra i sessi fondati sulla violenza e sulll’intolleranza, dinamiche contemporanee, molto contemporanee, raccontate con il linguaggio del western e del fanatismo religioso nel New Mexico del 1800. Nessun miracolo, evento o tantomeno capolavoro. Sweetwater è un piccolo, piccolissimo classico condito con un pizzico di dark humour. Una visione che convince e diverte chi, come noi, ama le storie di vendetta a prescindere.
Sweetwater
Logan Miller
2013
A me è piaciuto tantissimo ! Primo perchè JasonIsaacs è sempre una garanzia come villain, secondo perchè è un film molto “tarantiniano” e infine perchè c’è un EdHarris matto come un cavallo !(da vedere solo per lui)
Sono d’accordo, bellissimo questo filmetto ma molti purtroppo non l’hanno capito
…O purtroppo non l’hanno nemmeno visto