Bari, 3 aprile 2014
Alla conferenza stampa di inaugurazione del Bif&st abbiamo ascoltato gli interventi di:
Antonella Gaeta: “Apulia Film Commission è parte integrante del Bif&st, che si affida a Gian Maria Volontè per una idea di cinema.”
Giusto, secondo Volontè tutto il cinema è politico, quindi il festival deve essere usato per farne propaganda politica per SEL.
Silvia Godelli: “Quella del 2015 sarà l’ultima edizione del Bif&st targata Vendola. E poi?”
E sopratutto di Antonio Vasile: “La città in questi giorni è come Venezia e Hollywood. Siamo simpatici a tutti e forse si può anche mangiare da questa roba.”
Saltiamo alla serata di ieri, 10 aprile 2014.
Alla fine della proiezione dell’ultimo titolo della rassegna Panorama Internazionale, infiltrato nella relativa giuria, resto all’interno del teatro Petruzzelli e mi intrufolo al buffet. Una parata di sorrisi, eleganza, cartellini appesi al collo, parole e sguardi di chi è organico, dentro al sistema, a suo agio in situazioni così classiste e, per quanto mi riguarda, ridicole come le preparazioni alimentari offerte, insulsi appetizers disposti come fossero pregiatissime prelibatezze. Un esempio? Pezzi di mediocre stracciatella su taralli da discount, provenienti per altro da confezioni aperte diversi giorni prima.
Rinuncio a bere perchè entrare nell’affollatissimo bar equivale a prendere parte al remake di Society, e mi precipito fuori per prendere aria e fumare.
E vengo riportato sulla terra dai custodi del Petruzzelli che stanno manifestando proprio di fronte all’ingresso del teatro. Per loro lo stipendio si è abbassato a 850 euro, un’ora del loro lavoro costa solo 3,90: effetti dell’esternalizzazione del servizio.
“Champagne per il Bif&st! Per i semplici custodi pasta e burro!”
Sentirmelo dire in faccia, dopo lo squallore del buffet all’interno (unica nota divertente i Manetti Brothers stravaccati sulle poltrone, con l’aria di chi si è strarotto le palle di quelle situazioni) mi ha fatto star male.
Due o tre cose sulla giuria. Al momento della presentazione e del ritiro del pass, il coordinatore ha chiesto “quanti di voi hanno già partecipato alle giurie delle edizioni precedenti?”. Eravamo in trenta, e più della metà ha alzato la mano. Che strano. Eppure la partecipazione alla giuria è aperta a tutti, chiunque può mandare la propria candidatura. Forse le domande di ammissione sono talmente poche da costringere i selezionatori a richiamare gli stessi? O il ruolo del giurato è talmente difficile da recitare che non c’è il tempo materiale per insegnare la parte a trenta neofiti?
Chissà.
Un discorso tra giurati che è incappato nelle mie orecchie aperte:
“Allora, stiamo preparando un bel regalo al presidente. Tre bottiglie di vino, una guida Lonely Planet sulla Puglia…”
“Dobbiamo anche preparare un bel biglietto”
“Si, così ci garantiamo la partecipazione alle giurie delle prossime edizioni del festival”.
Scherzavano ?
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