Meno sorridente di Clint Eastwood:
Più minaccioso di Gene Hackman:
Più vecchio di Morgan Freeman:
Lee Sang-Il ha iniziato la sua carriera nel 2000 con un cortometraggio che raccontava la vita dei Coreani che vivono in Giappone da tre generazioni, proprio come lui. Unforgiven è ambientato sull’isola di Hokkaido, patria storica del popolo Ainu, perseguitato ed emarginato per secoli. Questa discriminazione razziale è ben evidenziata da Lee: uno dei protagonisti, il giovane turbolento e casinaro, è un Ainu, ed il suo personaggio è uno dei punti di forza del film.
La vicenda si svolge alla fine dell’800, pochi anni dopo la sconfitta dello Shogunato da parte dell’imperatore Meiji in una lunga guerra. Ken Watanabe impersona Jubei, un reduce che in nome dello Shogun ha compiuto massacri indicibili e ora vive ritirato in campagna con i sue due figli. La visita del vecchio Kingo, un suo ex-compagno, gli offre l’occasione di tornare a sguainare la spada.
Il pretesto è una taglia che le prostitute di un bordello in città hanno messo sulla testa di due balordi, colpevoli di aver sfregiato una di loro. Il sadico tutore dell’ordine, che non ha punito i due come meritavano, era avversario di Jubei in guerra. Ai due cacciatori di taglie si unisce un giovane aspirante-killer, di etnia Ainu.
Unforgiven è ovviamente il remake dell’inarrivabile funerale per il cinema Western che Clint Eastwood diresse nel 1992, dando alla parola “crepuscolo” il suo significato definitivo. Lee si è limitato a ricalcare fedelmente, quasi maniacalmente, la storia ed i personaggi del capolavoro americano, trapiantandoli in maniera efficacissima nel contesto nipponico. Regista e scrittore astuto e capace, riesce a creare un prodotto in grado di sedurre anche le platee occidentali, sopratutto quelle dei festival, che si mantiene popolare e coinvolgente senza rinunciare a qualità ed eleganza: visionario, suggestivo, denso di contrasti (neve/sangue, pistole/fucili, vittime/carnefici) è l’ennesimo capitolo della lunga storia iniziata da John Ford e Akira Kurosawa.
Se la sostituzione delle pistole con le spade era prevedibile e inevitabile, la scelta di enfatizzare l’oppressione degli Ainu, maltrattati proprio come i nativi americani nel western, è un colpo di genio.
Vendetta, colpa, fantasmi del passato: sia Clint Eastwood che Dikotomiko hanno ovviamente approvato il lavoro di Lee.
Unforgiven
Lee Sang-il
2013
Ken Watanabe re del mondo.
Comunque sembra un gran bel film, mi sa che me lo vedrò.
mi sa che ti piacerà.