Vi meritate Mario Martone


 

Leopardi, in una scena del film, si incazza contro dei letterati che lo accusano di essere troppo pessimista a causa dei suoi malanni, urla loro di giudicarlo per le cose che pensa e scrive, piuttosto che per le sue malformazioni fisiche. Ecco, quell’urlo mi è sembrato involontariamente ironico, perchè del Leopardi presunto rivoluzionario, pensatore e filosofo nel film non c’è quasi traccia. I brevi cenni presenti lo fanno sembrare un qualunquista in collera contro le convenzioni e le caste, e la collera appare proprio come banale risultato dei suoi tormenti fisici e interiori, per chi, ignorante come me, è all’oscuro dei suoi scritti. Quando verrà proiettato nelle scuole, gli alunni si addormenteranno, svegliandosi di tanto in tanto per ridere di un gobbo deforme che non riesce a pisciare.

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A me, di Giacomo Leopardi, non è mai fregato niente. Non ho mai avuto il minimo impulso a leggere un rigo delle sue opere, i pochi versi che mi sono familiari sono echi involontari di obblighi scolastici o citazioni indirette. Il cinema di Mario Martone non mi ha mai interessato manco di striscio, e per quanto Elio Germano mi sia politicamente vicino e simpatico, detesto il suo modo di recitare. Il misterioso motivo per il quale sono andato al cinema a vedere Il Giovane Favoloso è ignoto anche a me.

il giovane favoloso

Il film, quindi. Il film è, in tutto e per tutto, un film per la tv e per le scuole.  Pressochè inutile, piatto, con personaggi secondari di cartongesso e monodimensionali. Elio Germano è praticamente sempre in scena, il suo personaggio sempre più curvo e sofferente, freak credibile, e bisogna dire che almeno per una volta il suo over-acting non è insopportabile. Un reietto, disadattato, infelice e sessualmente frustrato. Non so, e non mi interessa saperlo, quanto di vero ci sia nel suo rapporto col sesso, ma nel film è chiaramente la causa prima della sua infelicità. Non riesce neanche ad andare a puttane per l’imbarazzo, e più di uno sguardo tradisce la sua omosessualità latente.

leo riondino

Sarebbe bastato inserire una scena di sesso tra Leopardi e Ranieri (o il trans nel bordello, o il picciotto che lo accompagna nel finale) per rendere Il Giovane Favoloso un’opera almeno viva, libera e coraggiosa, da difendere a spada tratta. Sarebbe stata una mossa spiazzante, in grado di provocare dibattiti scandali e polveroni. Sarebbe stato cinema. Quindi incompatibile con le scuole italiane di ogni grado.

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Nella lunga pellicola ci sono invece soltanto brevissimi schizzi di cinema, saranno in tutto tre o quattro minuti (su un totale di 137…): l’interno del bordello napoletano di chiara ispirazione pittorica e impatto efficacissimo, la rievocazione del colera – sempre a Napoli – e poco altro, forse niente. Poche le rappresentazioni oniriche, colpisce quella simpatica anche se maldestra di Madre Natura con le fattezze di sua madre, stridente macchietta bigottissima. Il resto è tutto televisione e cartoline, scialbo sterile e piatto.

Le maestre, le professoresse, le intellettuali del PD, andranno in estasi nei salotti, parlando (tra loro ovvio) di quanto questo film è e sarà nei secoli dei secoli il loro preferito.

 

Il Giovane Favoloso

Mario Martone

2014

 

 

 

 

 

 

 

 

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