Mommy? (Yes son.) I want to…


 

Senza nemmeno prendersi il fastidio di partire dalla fase primordiale, evitando con supponenza di immergersi nel plasma incandescente, sbadigliando sulle teorie inflazionistiche, Xavier Dolan ha preso per buone le teorie sull’universo a forma di toro tridimensionale: la forma che si ottiene incollando le facce opposte di un cubo, e nella quale per ogni oggetto si osserverebbe una sua copia in ogni faccia e da ogni lato, sinistra destra sopra sotto davanti dietro ecc… In una situazione del genere, sarebbe possibile comportarsi come i personaggi dei videogiochi degli anni 80, andare sempre diritto e quindi sparire da un bordo dello schermo e riapparire dal bordo opposto. Un incubo. Meglio procedere a zig-zag, mi sa.

baciomommy

L’universo che vediamo quadrato, creato da Dolan, è popolato da tre personaggi talmente vivi e palpitanti da rendere l’avviso iniziale sullo schermo (che introduce il film come ambientato in un Canada futuro, nel 2015) fittizio e antipatico. Il giovane demiurgo canadese ha calcato la mano e li ha resi estremamente smaniosi, sbraitanti, invincibili e affamati di vita e libertà. Ha donato loro la capacità di espandere l’universo e abbattere teorie, per mezzo di semplici gesti: gli stessi gesti che noi vorremmo compiere quando le strade di città ci sembrano strette e soffocanti. E’ un universo pop, nel quale una scena in particolare ha l’effetto involontario di ridimensionare Boyhood fino a renderlo uno spot illusorio e dannoso.

mm oommy

Tutta la sorprendente genesi, le emozioni provocate, l’importanza che abbiamo dato al film di Linklater, sono state abbattute da questo pischello impertinente, che osa rappresentare la libertà come una corsa in skate o con il carrello della spesa, riuscendo non solo a non essere ridicolo, ma anche a ingannarci. Restiamo inebetiti, conquistati e increduli, e il cuore si scioglie per Steve, un coglioncello di sedici anni che cazzeggia col carrello mentre perfino Wonderwall degli Oasis si spoglia per magia di tutto l’hype che l’ha ammorbata negli anni novanta, tornando ad essere una bella e semplicissima canzone.

mommy allarga

Pop, certamente. Mommy è pop da fare schifo, perfetta espressione di un cineasta che è sicuramente eccessivo e sfrontato ma, altrettanto sicuramente, talentuoso e sincero. Mommy è un film che resterà, nonostante la colonna sonora sulla carta repellente ma perfettamente incastonata nella pellicola, tanto da trasformarla a tratti in un videoclip.

selfie

Il rapporto madre/figlio è ancora al centro della vicenda (ispirata come in passato dalla burrascosa relazione di Dolan con la sua mamma), e mentre DIE, l’appariscente milf con un cuore grande così, continua per tutta la durata del film a trasformarsi solo per i miei occhi in Marisa Tomei – quanto la amo! – la storia si arricchisce di una terza presenza fondamentale: Kyle, la vicina di casa dal passato indicibile, traumatizzata e a disagio nella sua famiglia, che si avvicina progressivamente ai due casinisti protagonisti.

kyle

Suzanne Clément è bravissima a rappresentare una classica ed efficacissima figura cinematografica, caricandola di ambiguità sessuali e psicologiche notevoli, che esplodono nella scena più emblematica del suo rapporto con il pischello scatenato, capace con i suoi eccessi di liberare il suo furore sepolto e farla sentire viva e scatenata anch’ella, sia pur per pochi intensissimi istanti: Kyle reagisce fisicamente alle provocazioni di Steve, la sua aggressione è l’allegoria di uno stupro, lei è sopra di lui, lo domina, lo minaccia, lo sovrasta. E Steve soccombe, se la fa addosso macchiando anche i vestiti di Kyle in maniera vistosa quanto un’eiaculazione, per poi scoppiare in un pianto di vergogna infantile.

mommmy

Impossibile non citare, nel solito gioco delle influenze più evidenti, Gus Van Sant, Gregg Araki e persino Harmony Korine, ma allo stile di Dolan ci si può solo arrendere perchè mira al cuore, e fa centro pieno. Mira al cuore di chiunque, non solo a quello della casta dei cinefili, pur citando apertamente Truffaut: nelle interviste si diverte a sottolineare come le sue influenze non siano Cassavetes e Fassbinder ma Batman e Mamma ho perso l’aereo. Mira al cuore, come il colpo di fucile che lo ammazzò in Martyrs. All’epoca era poco più che maggiorenne, aveva l’aspetto di un bambino. E anche se sembra incredibile, aveva già iniziato a scrivere le storie che avrebbe tramutato in film pochi mesi dopo.  Scrivendole, dirigendole, montandole, producendole, e curandone i costumi. Che altro volete, che vi aspetti all’ingresso in sala e vi accompagni ai vostri posti?

– E se la sala è piena?

– Beh, in tal caso bastano un paio di spallate e ci si può ricavare lo spazio per un’altra fila di posti.

 

 

Mommy

Xavier Dolan

2014

 

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...