Nei Paesi Bassi i cognomi dei sospetti vengono abbreviati o parzialmente modificati per proteggere la loro identità. Il titolo del film (Lucia de B.) acquista di conseguenza un tono beffardo: la vicenda narrata è ispirata infatti ad un clamoroso errore, o meglio orrore, giudiziario. L’infermiera professionale Lucia de Berk è stata condannata all’ergastolo e al trattamento sanitario obbligatorio, dichiarata colpevole di sette omicidi e tre tentati omicidi. Una caccia alle streghe del duemila, un processo costruito senza prove oggettive, basato essenzialmente sulla presenza di Lucia negli ospedali al momento dei decessi. Insomma, Lucia de B. porta sfiga. Questa è la sua colpa più grossa.
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