Il peggior incubo delle migliaia di Salvini che incrociamo sorridenti ogni giorno per strada? Si chiama Saed, una specie di supereroe. Arriva dal Kosovo all’età di sei anni, perchè essendo un bambino viziato si annoiava nella sua casa distrutta dalle bombe. E dove si trasferisce? Ai Parioli? No, a Scampia. Perchè oltre ad essere viziato, è anche un provocatore e sceglie di andare a vivere e crescere in quel set naturale, non-luogo post-apocalittico e meticcio. Sono gli anni novanta, e Saed diventa grande circondato da spacciatori, camorristi (vivendo cosette da niente come l’incendio in un campo e guerre tra poveri che sfociano in ferite da coltello) e purtroppo anche studenti universitari. Nonostante le incredibili difficoltà (provate voi a crescere in un quartiere che pullula di studenti universitari) oggi Saed vive a Rovigo, ha cinque figli, paga il mutuo della casa in cui vive ed è diventato rappresentante sindacale nella fabbrica metalmeccanica in cui lavora. Spiderman gli fa una pippa.
Questo documentario ha un titolo geniale e perfetto, il fuori campo cinematografico è la metafora migliore che si potesse immaginare per questo racconto di vite fuori dal campo: i famigerati “campi nomadi” ma anche e sopratutto l’ottuso campo visuale degli stereotipi ben piantati nel nostro immaginario corrotto (e che, secondo noi, non sparirebbero dall’inquadratura neanche tra vent’anni o con duecento documentari come questo). Il regista Sergio Panariello vive a Napoli (napoletana è anche la produzione di Figli Del Bronx, e napoletane sono le associazioni che hanno ideato e contribuito alla realizzazione: OsservAzione e Compare/Mammut), si è fatto le ossa dirigendo diversi corti e documentari, è stato anche aiuto regista per L’Amore Buio, Take Five, Là-Bas Educazione Criminale, e Sotto La Stessa Luna, che raccontava proprio la storia di due ragazzi rom nel campo di Scampia. Nel suo immediato futuro c’è un documentario sui cercatori d’oro in Burkina Faso e il suo primo film di finzione da regista.
Fuori Campo accende i riflettori sui rom che non vivono nei campi (che sono la stragrande maggioranza) e che, come dice Panariello, “se fossero seduti di fianco a noi in metropolitana, non ce ne accorgeremmo”.
Oltre al supereroe Saed a Rovigo, abbiamo il piacere di conoscere la bella Canija, che vive a Bolzano con tre figli e un marito in carcere (al telefono, dal tono che usa sembra volerlo incenerire all’istante) e sta cercando casa; a Cosenza vive Luigi, netturbino, in un campo in muratura che sempre ghetto è, dove i blitz della polizia sono talmente frequenti, che se non sentono avvicinarsi le sirene per due giorni, gli abitanti cominciano a preoccuparsi.
Cinematograficamente si tratta di docu-fiction spicciola, nella quale le ricostruzioni della quotidianità risultano chiaramente artefatte (se però il termine di paragone è costituito dalle opere della Guzzanti, allora questo di Panariello è l’Act Of Killing dei documentari italiani), ma la semplicità e il senso di Fuori Campo hanno un valore indiscutibile, e insomma si tratta di un lavoro che merita una visione. Anche per premiare il sudore di associazioni che si fanno un mazzo così, e spesso finiscono per proiettarsi addosso il frutto (quando c’è) del loro lavoro incessante.
Fuori Campo
Sergio Panariello
2014
Grazie, quest’articolo mi ha molto divertito per come è scritto e mi trovi assolutamente d’accordo (certo è facile visto che ne parli bene), sò che i momenti di vita per come sono girati sembrano artefatti, ma non lo sono, questa non è docu-fiction, l’avrei girata meglio ;) ma è un documentario. Comunque il risultato però è quello che hai visto quindi accetto con piacere la critica ma mi faceva piacere risponderti anche per il piacere che ho avuto nel leggere Sead il supereRom (e aggiungo: come tutti quelli che non vengono mostrati)
Grazie Sergio, sia per il tuo lavoro che per le tue parole. L’apparenza mi ha quindi parzialmente ingannato… d’altronde ai supereroi non possiamo pure chiedere di essere attori straordinari :) In bocca al lupo per il tuo prossimo film!
Già solo per fare dispetto ai leghisti, vale la pena vederlo :P
Per il resto mi sembra un bel docu-film
Si, è onesto e utile. E il dispetto è un bel valore aggiunto :)