“Sono stato attratta dalla bellezza sin dalla mia infanzia. Nelle mie memorie ho descritto come da bambina mi occupavo di farfalle, di fiori, di cose romantiche e di come componevo poesie e di come la danza mi affascinava. Ero molto affascinata da tutto ciò che era bello. Questo era ciò che volevo catturare nelle immagini. L’altro, il brutto, mi commuoveva molto quando i grandi artisti lo rappresentavano. Ma io stessa non volevo crearlo perché in questo caso simpatizzavo troppo con esso. Volevo condividere la mia esperienza di bellezza con gli altri in modo che potessero riviverla. Volevo catturare la bellezza, che ovviamente è transitoria. L’opposto della bellezza mi rende triste, e mi è venuto in mente che quando uno è malato o triste o si sente negativo. Sarebbe davvero bello se potesse godere della bellezza. Non a tutti piace il bello, ma alla maggioranza piace più del brutto che si tenta di superare. Come il malato si sforza di guarire, così cerca di avere un aspetto migliore, è del tutto naturale.” Parole di Leni Riefensthal, intervistata dal quotidiano Die Welt sul limitare della sua vita terrena, il 7 gennaio 2002.
