La Mala – Banditi a Milano. Ra ta ta ta ta ta ta!


Renato Vallanzasca aveva 6 anni e giocava con i soldatini di gesso, mentre guardava altri bambini giocare con quelli di piombo. Non gli sembrava giusto. Rubò quelli di piombo.

A 8 anni insieme al suo fratellino scassinò le gabbie del circo con l’intenzione di liberare gli animali maltrattati. Perché le sbarre trasformavano anche gli animali più feroci in peluche innocui e depressi.

Il giorno dopo venne prelevato dalla polizia e portato nel carcere minorile di Beccaria, dove l’accoglienza dei piccoli detenuti lo fece sentire una star.

E’ l’inizio, forse è anche la fine, di una tra le tante storie italiane che ne compongono un’altra, più grande, che le contiene tutte e se le trascina in grembo a stento da mezzo secolo.

La Mala – Banditi a Milano è il titolo. Si tratta di una docu-serie in cinque puntate, un nuovo, terribile ma avvincente e indispensabile, salto indietro nel tempo e nella storia disgraziata di questo paese. Tra due giorni Sky e Now TV cominceranno a trasmetterla. E’ bene dirlo subito, per fugare ogni dubbio. Si tratta di una visione imperdibile.

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Dark. Un oscuro scrotale.


La coerenza dei personaggi, questo è l’ultimo tabù. “un personaggio di un libro – di un film parimenti, aggiungiamo noi – deve essere coerente in tutte le cose, mentre l’uomo è coerente in una cosa sola: è coerentemente vanitoso. E’solo la sua vanità che mantiene le sue particelle umide e aderenti una all’altra, impedendogli di essere come qualsiasi altra manciata di polvere, che il primo vento che passa può disseminare”. Lo ha scritto William Faulkner, in Zanzare, e amen. Questo è il nostro incipit, anche noi cadiamo nel reato di appropriazione indebita, come quei creatori di serie tv che tatuano frasi celebri su ogni maledetta puntata, di ogni maledetta stagione. Noi lo facciamo per una buona causa, loro lo fanno per vestirsi di autorevolezza, quella che non hanno. Quella che Dark non ha.

 

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We Summon the Darkness. Finisce l’era del #metoo, inizia il #me(tal)too!


Dal punto di vista della scrittura, il #metoo ha prodotto più danni del maccartismo. Autocensura a gogo, Sceneggiature capovolte, ginocentrismo  tolemaico, con la donna al centro di qualsiasi universo, e figure maschili definite con l’accetta, in modo grossolano.  Il disastro è stato ancora più evidente nell’horror, dove il dualismo tra boogey male, babau, villain alfa da una parte, e final girls dall’altra, aveva caratterizzato quarant’anni e passa di produzione. Con We Summon the Darkness il #metoo arriva alla codifica definitiva, passa all’(heavy) #metaltoo: un genere nel genere, quello dei film a tema metallaro, che da nero diventa rosa sangue. Il film è We Summon the Darkness, dirige, sceneggia Alan Trezza, produce e interpreta Alexandra Daddario.

WE SUMMON THE DARKNESS Trailer Extended (NEW 2020) Alexandra ...

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High Life, di Claire Denis. Claire, take us into the light!


 

 

Gretel & Hansel. Le streghe di Oz


Le buone intenzioni, l’affabulazione, le tue pietre miliari il Fauno e Nosferatu, l’inquietudine e l’adolescenza, giri da dio e lo fai consapevolmente. Sono sincero, sono strabiliato. E fortunato, tanto, tanto fortunato, perché mi tocca parlare di Gretel e Hansel, un film straordinario, caduto come un monolite tra di noi che sospiriamo, gementi e piangenti, in questo abisso claustrale. Un film ginocentrico: la donna al centro dell’universo, il passato, il presente, il futuro, l’eterno. Ginocentrico perché esiste intorno a Gretel, che è Beverly Marsh nell’It di Muschietti, che è Sophie Lillis. Bellissima, angelicata e torbida, emanante luccicanza in ogni frame, un tuffo al cuore e la struggente nostalgia di conoscerla da sempre e di non averla conosciuta, di non averla avuta mai, quando si annaspava nei suoi anni. Che sono, più o meno, i 16 anni.

Film School Rejects calls Sophia Lillis “fantastic” in Osgood ...

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Nemici Pubblici. Il podcasting di Dikotomiko, la tua immunità di gregge dai lupi sui balconi!


Quando cammino per le strade ho sempre la sensazione che qualcuno mi stia seguendo. Ma sono invece io che inseguo me stesso. Silenzioso. Ma io lo sento. Si! Spesso ho l’impressione di correre dietro me stesso, allora, voglio scappare! Scappare! Ma non posso, non posso fuggire,devo, devo uscire ed essere inseguito. Devo correre! Correre,per strade senza fine. Voglio andare via. Voglio andare via! Ma con me corrono i fantasmi di madri, di bambini. Non mi lasciano un momento. Parole come pietre che lapidano, parole dentro un film. Questa puntata è dedicata a lui, al mostro di Dusseldorf. E’dedicata a chi corre per strada, alle mamme con bambini, ed anche ai padri. Agli untori, gli appestati, ai clandestini, ai lebbrosi, agli inzivosi. E’dedicata a tutti i nemici pubblici. A voi, che ascoltate o ascolterete, dikotomiko regala l’immunità di gregge, contro il branco di lupi famelici che vi aspetta là fuori. sulle scale, sui balconi, sulle tastire, sotto le scrivanie. Siate pecore come noi. Siate nemici pubblici.

Lo Specchio Nero n.7 su RKONAIR: lunga vita alla nuova carne!


Trasformiamoci in delatori, in ruffiani, in spie. Denunciamo il vicino, che si attarda a passeggiare nel vicolo, senza giusta causa o giustificato motivo.
Poi, al tramonto, trasformiamoci ancora, facciamo il flash mob, il fascio-mob, cantiamo l’inno, sputiamo veleno, vincere, e vinceremmo!
Torniamo dentro, e trasformiamoci ancora.
Trasformiamoci in leoni da testiera, guardiamo tv e pc e smartphone dal letto, o sul divano.
Trasformiamoci, trasformiamoci ancora, e ancora, e ancora. No time, no space.
E’ l’inazione che ha iniziato la rivoluzione. Ciascuno di noi è altro da sé, non ha più forma fisica, non ha più forma. E’ un blob, è un mashup di carne e suppellettili, è un oggetto d’arredo, è un complemento d’arredo.
Dikotomiko ha selezionato per voi una poltiglia di film e di serie tv , piò o meno recenti, che girano intorno al tema della mutazione, della trasformazione, dell’entropia dei corpi e dello spirito.

L'immagine può contenere: una o più persone, il seguente testo "Dikotomiko lo Specchio Nero LUNGA VITA ALLA NUOVA CARNE"
Ieri, Oggi, Domani

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