Diciannove anni fa mi trovavo a Roma, nella sede direzionale di un prestigioso istituto di credito, per la prima lezione di un master avanzato in finanza internazionale. Il professore era un docente universitario, piemontese ascendente pugliese, liberale, liberista e progressista, con un’ostilità congenita al fariseismo ed alle mezze misure. Nello stupore generale, costui cominciò a parlare delle lobby finanziarie più potenti del pianeta, sciorinando una serie di slide in cui comparivano foto e organigrammi dei board, in modo che noi, poveri ignari guasconi post lauream, vedessimo la presenza in proporzione costante degli italo-americani, degli ebrei, dei sudamericani, degli arabi ivi elencati. Analizzando la composizione di queste organizzazioni legali e yes profit, diceva, si può risalire alle organizzazioni criminali che le generano e che detengono l’economia mondiale, e questo perché nel crimine non vale il principio della competizione, ma della cooperazione, tutti devono avere una fetta di torta, win win no war. Che fosse subdolamente razzista, evoluzionisticamente lombrosiano o illuminato non so, fatto sta che questo professore cambiò per sempre il mio modo di vedere le cose. Sicario, di Denis Villeneuve.