
Sightseers
Ben Wheatley
2012
Il padre del cinema inglese di questi anni è Ken Loach.
Ovvio, direte voi.
Straordinario, dico io. E vi spiego perché.
Il padre è diverso dal maestro, anche se nel caso di chi vi scrive, avendo, chi vi scrive, un figlio in età pedagogica, l’anelito alla fusione perfetta tra le due figure è sempre chimericamente vivo.
Padre è colui che feconda con il suo seme, maestro è colui che sa e insegna.
Ken Loach è padre, perché tutto il suo cinema, così manifestamente Rosso, proletario, incazzato, ha generato una figliolanza di registi transgender (nel senso di genere filmico, of course) che di Rosso hanno conservato primariamente il colore del sangue.
Già, amici miei, senza il seme di Ken Loach non avrebbe visto la luce Shane Meadows (Dead Man’s Shoes), senza il suo impeto procreativo non ci sarebbe James Watkins (Eden Lake). Nemmeno Paul Williams (From London to Brighton), vagirebbe sui nostri video. Così Andrea Arnold (Fish Tank), o Cristopher Smith (Triangle).
Convinti?
Rispondete allora, per inverso, a questa domanda su un altro regista inglese, Danny Boyle: è maestro o padre ?
Ora che avete finalmente capito, analizziamo i geni virtuosi contenuti nel DNA del padre, trasmessI quindi ai di lui figli: sangue rosso fuoco, prima di tutto, e poi periferie deindustrializzate, edilizia polare monolitica megalitica, highlands, automobili di fabbricazione nazionale, grigio verde e sbiadito blu. Umanità balorda, disagio sociale, schizofrenia. Cinsimo, ironia, solidarietà.
Ora avete tutti gli elementi per gustarvi fino in fondo questo perturbante Sightseers: balordi on the road con roulotte, stragi in paesaggi druidici, dialoghi al curaro, colpi di scena brutali ed esilaranti.
Il film è una rivelazione, ed è di Ben Wheatley , che in Kill List mostrava a Park Chan Wook la maestria europea nell’uso del martello.
Chissà se Ken ha figli illegittimi somewhere, in Italy.
Io penso di no
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