The Revenant. Non vendere la pelle di Leo.


Zombi? Romero! Suspense? Hitchcock! Vendetta? Park Chan Wook! Il gioco delle associazioni di genere era destinato a funzionare anche stavolta, il maestro coreano doveva infatti dirigere Revenant – Redivivo, con Samuel Jackson protagonista. Il lavoro di Alejandro González Iñárritu, a conti fatti, non pare discostarsi da quello che Park avrebbe realizzato. La rabbia e il dolore possono tenere un uomo in vita nonostante il freddo mortale delle montagne rocciose, anche dopo che un grizzly ne ha straziato le carni. La rabbia e il dolore alimentano il vento tra le sequoie delle sterminate foreste del Montana e del Wyoming, dove il cacciatore di pellicce Hugh Glass si rifiuta di morire, spinto dalla bruciante sete di vendetta e accompagnato costantemente dalle visioni dei suoi cari defunti, che devono molto a Malick e stridono con il freddo minaccioso e la tremenda indifferenza della natura, chiaro lascito di Herzog. Quella di Glass è una storia vera, diventata da subito ispirazione per leggende e poemi. Nel 1920 i versi di John G. Neihardt – The Song Of Hugh Glass – ne raccontarono la storia con toni epici e la volontà di celebrare le lotte e le vittorie di uomini solitari, in un’epoca durante la quale la società era zero e l’individualismo era tutto, ma già nel 1824 la notizia dell’uomo sopravvissuto all’attacco di un orso aveva fatto il giro degli States, simbolo perfetto per l’epos della frontiera.

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The Wolf. Of. Wall Street.


Parte 3: Hello Darkness, my old friend

The Wolf of Wall Street

Martin Scorsese

2013.

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Chè uno degli archetipi è il buddy movie, la storia con 2 protagonisti, siano essi amici, o fratelli, o tanto nemici da diventare amici, o padre e figlio modernamente intesi. Il buddy movie è universale e travalica i generi, noir,  commedia, western, indie.

Buddies, comunque maschi.

Così, per esemplificare, a braccio cito: Johnny Utah e Bodhi, Trinità e Bambino, Stanlio e Olio, Saetta e Cricchetto, Django e Schultz, Bruno Cortona e Roberto Mariani, Joe e Jerry, Bob e Wilbur, Tango e Cash.

La sottotraccia di ogni buddy movie è un sospetto, il Sospetto, di omosessualità, che il Maestro Billy Wilder, preoccupato fosse troppo sottotraccia per lo spettatore medio, ammesso che esista (lo spettatore medio), ha esplicitato nella più celebre delle battute: “beh, nessuno è perfetto!”, e così sia.

Lo stesso non si può dire delle coppie al femminile: il mito fulgido di Thelma e Louise dimostra quanto sia eccezionale e irripetibile una pink buddy story (Frances Ha, una minimal pink buddy ? Naaa, è robetta). Ne ignoro l’arcana ragione, credo possa riguardare l’alterità dell’archetipo Donna, Madre o Amante piuttosto che Sorella o Amica.

La chiave del buddy è la passione, svuotata dell’eros: è l’interesse comune. Se questa passione è la droga, siamo nel territorio del Drug Buddy Movie, siamo dentro The Wolf of Wall Street.

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The Wolf of Wall Street again.


Parte 2: Fear and Loathing in Wall Street

The Wolf of Wall Street

Martin Scorsese

2013.

Prima la coca, poi i sedativi, poi di nuovo la coca, ancora coca, poi di nuovo sedativi. Bipolarismo, alternanza e dikotomia: non è previsto altro stato psicofisico che non sia ipereccitato o sedato come un cavallo, Leo Di Caprio/Jordan Belfort non potrebbe reggersi in piedi altrimenti, proprio come Homer Simpson alternava eccitanti e calmanti in una puntata memorabile.

Perchè questo è un cartoon drogato. E’ una commedia estrema esilarante, la cui vetta assoluta (legata a doppio filo con il cultissimo di Terry Gilliam) è raggiunta quando gli effetti del Lemmon 714 tardano a farsi sentire, allora Jordan e l’altrettanto suo sciroccato socio ne assumono in quantità industriali, dopodichè

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The Wolf of Wall Street


Parte 1: Lupofania

The Wolf of Wall Street

Martin Scorsese

2013.

All’origine dell’empatia ci sono i neuroni specchio, e gli studi sui neuroni specchio sono cominciati negli anni 80.

Da Wikipedia: “i neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attivano quando un animale compie un’azione, e quando l’animale osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto.Attraverso studi di risonanza magnetica, si è potuto constatare che i medesimi neuroni attivati dall’esecutore durante l’azione, vengono attivati anche nell’osservatore della medesima azione.

Ulteriori indagini estese agli esseri umani non solo hanno confermato le attività neuronali sulla base di studi di neuroimmagine, ma hanno anche condotto a concludere che tali neuroni vengono attivati anche nei portatori di amputazioni o plegie degli arti, nel caso di movimenti degli arti, nonché in soggetti ipovedenti o ciechi.”

Paralizzato sulla poltrona, occhi come spugne selettivamente permeabili, guardo il Lupo e i miei neuroni specchio si accendono uno dopo l’altro, nemmeno uno resta inerte, penso, sto guardando un film grandioso, superiore alle pur altissime aspettative, e pericoloso, molto pericoloso, perché io, all’apice dell’attivazione dei miei neuroni, vorrei essere il Lupo, e so che potrei, so che posso, yes I can !

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Il grande, il maestoso, l’enorme e interminabile Gatsby


Il grande Gatsby

Baz Luhrmann

2013

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Io sono un alieno, doverosa premessa. In 42 anni ho provato due volte a leggere il romanzo di Fitzgerald e non sono mai andato oltre la pagina 4.

Noi alieni odiamo i musical, forse perchè amiamo la musica. Ho provato a vedere Moulin Rouge una volta, e non sono andato oltre il minuto ventesimo.

Stasera, camuffato da terrestre, sono andato al cinema sapendo a cosa andavo incontro. Al minuto terzo mi ero rotto abbondantemente i coglioni, sicuramente perchè avevo finito di divorare il pezzo di focaccia che avevo nascosto in borsa. Non c’era più niente a distrarmi dal film, e ho quindi iniziato ad aspettare il sonno. Anzi, per una buona mezz’oretta ho riproiettato nel cervello il trailer di Only God Forgives, passato sullo schermo prima dell’inizio della pellicola.

Il sonno ha tardato purtroppo, e ricordo ancora la faccia insopportabile di Tobey Macguire, quella scemotta di Carey Mulligan che non può permettersi di uscire da Drive così, senza chiedermi il permesso, e sua maestà Leonardo Di Caprio, talmente bravo da farmi pensare per un po’ di minuti che sarebbe stato sufficiente a salvare il film.

Peter Pan, Roger Rabbit e faccia-verde-the Mask sono i personaggi che mi aspettavo di veder entrare in scena, tanto era finto e ipercolorato il mondo del grande Gatsby.

E’ un film che mi mette di malumore. E’ un film che puzza di ricchezza, salotti, auto costose, feste sfarzose, corteggiamenti capitalistici.

Only god forgives mi riappacificherà col cinema, lo so. Ma fino ad allora io ed il grande schermo non ci rivolgiamo la parola.