Vinyl Expo. Organizzano Mick Jagger e Martin Scorsese


Le fiere del disco, o i mercatini del vinile, o le mostre mercato di LP e 45 giri, sono tutte uguali: un numero variabile di espositori dietro i loro banchi carichi di dischi, e una folla indistinta che spulcia le migliaia di 33 giri esposti. Chiostri di chiese sconsacrate, sale ricevimento di alberghi, sedi di associazioni culturali, si trasformano per accogliere questa comunità sempre numerosa e attenta.  Ho fatto parte per anni della squadra degli appassionati – quelli che arrivano con una cifra definita in tasca e vanno via frustrati, senza una lira e con un numero di dischi acquistati che non è mai abbastanza. I miei obiettivi erano il punk, la psichedelia di ogni epoca, i dischi italiani underground, e qualche classico. Attorno a me c’era chi cercava le sigle dei cartoni animati, chi De Andrè, chi – tanti – Rino Gaetano, chi l’hardcore più estremo e chi – tanti, troppi – il progressive.

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Gangs of Queens, New York


Nel 1992 un articolo sul New Yorker, firmato da Fredric Danner, raccontò in maniera dettagliata e scioccante cosa significava migrare dai paesi asiatici verso gli Stati Uniti. Certo, qualcuno sarà anche riuscito a lavorare duro, fare sacrifici ed essere alla fine ripagato. Qualcuno. Per tutti gli altri miseria, sfruttamento e lavoro nero a vita: ovvero i fondamentali pilastri del sogno americano. Oppure le gang di quartiere. Come i Green Dragons. Queste gang non avevano niente a che vedere con le più “innocue” bande giovanili di Los Angeles: i Green Dragons, come i loro principali rivali White Tigers, erano vere e proprie organizzazioni criminali, anche se in versione teen. Ventidue anni dopo, quell’articolo diventa un film ambientato nei primi anni 80, girato a New York, interpretato da attori americani di origine asiatica, e diretto, insieme a Andrew Loo, da Andrew Lau: il signor Infernal Affairs. A produrre, e a rendere possibile e visibile il tutto, Martin Scorsese. Ovvero l’autore di The Departed, l’adattamento americano della Santissima Trilogia.

locandina

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Una Principessa vs. 43 gorilla


Uno dei pensieri più frequenti, mentre guardiamo i nostri amati film coreani, che siano sanguinose vendette o intensi drammoni, è questo: deve essere proprio difficile essere donna da quelle parti. La vita è dura, a prescindere dai sessi, in una società così violentemente capitalista: non molto dissimile dalla nostra, solo più esasperata. Per le donne lo è ancora di più, a Seoul il maschilismo è ancora, nel 2015, forte. Molto forte. E violento. Han Gong Ju è il debutto cinematografico del giovane Lee Su Jin, e non è solo un debutto (l’ha scritto diretto prodotto e montato) con i controcoglioni. E’ anche uno dei fari più lucidi e politicamente efficaci che si siano accesi in questi anni sulla condizione femminile in Corea. Lode eterna a Martin Scorsese che lo ha sponsorizzato con queste parole: “Ho molto da imparare da questo film, e aspetto con impazienza il prossimo lavoro di Lee Su Jin”.

Han Gong Ju - poster

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Capolavori assoluti del cinema: WAKE IN FRIGHT


 

Alle 13.25 del giorno 1 luglio 2014 uno dei migliori film in assoluto al mondo è ancora completamente inedito in Italia. Nel nuovo numero di Nocturno,  in edicola adesso, ve lo si conta noi com’è che andò.

BENVENUTI ALL’INFERNO

La storia di Wake In Fright, un classico del cinema australiano che fu girato nel 1971 dal regista di Rambo, concorse a Cannes per la Palma d’Oro ma fu a tal punto odiato dal suo stesso Paese che per 38 anni scomparve dalla circolazione prima di essere ritrovato su un camion diretto al macero, restaurato da Martin Scorsese e onorato nella collana Masters of Cinema dall’inglese Eureka!

locandina

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The Wolf. Of. Wall Street.


Parte 3: Hello Darkness, my old friend

The Wolf of Wall Street

Martin Scorsese

2013.

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Chè uno degli archetipi è il buddy movie, la storia con 2 protagonisti, siano essi amici, o fratelli, o tanto nemici da diventare amici, o padre e figlio modernamente intesi. Il buddy movie è universale e travalica i generi, noir,  commedia, western, indie.

Buddies, comunque maschi.

Così, per esemplificare, a braccio cito: Johnny Utah e Bodhi, Trinità e Bambino, Stanlio e Olio, Saetta e Cricchetto, Django e Schultz, Bruno Cortona e Roberto Mariani, Joe e Jerry, Bob e Wilbur, Tango e Cash.

La sottotraccia di ogni buddy movie è un sospetto, il Sospetto, di omosessualità, che il Maestro Billy Wilder, preoccupato fosse troppo sottotraccia per lo spettatore medio, ammesso che esista (lo spettatore medio), ha esplicitato nella più celebre delle battute: “beh, nessuno è perfetto!”, e così sia.

Lo stesso non si può dire delle coppie al femminile: il mito fulgido di Thelma e Louise dimostra quanto sia eccezionale e irripetibile una pink buddy story (Frances Ha, una minimal pink buddy ? Naaa, è robetta). Ne ignoro l’arcana ragione, credo possa riguardare l’alterità dell’archetipo Donna, Madre o Amante piuttosto che Sorella o Amica.

La chiave del buddy è la passione, svuotata dell’eros: è l’interesse comune. Se questa passione è la droga, siamo nel territorio del Drug Buddy Movie, siamo dentro The Wolf of Wall Street.

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The Wolf of Wall Street again.


Parte 2: Fear and Loathing in Wall Street

The Wolf of Wall Street

Martin Scorsese

2013.

Prima la coca, poi i sedativi, poi di nuovo la coca, ancora coca, poi di nuovo sedativi. Bipolarismo, alternanza e dikotomia: non è previsto altro stato psicofisico che non sia ipereccitato o sedato come un cavallo, Leo Di Caprio/Jordan Belfort non potrebbe reggersi in piedi altrimenti, proprio come Homer Simpson alternava eccitanti e calmanti in una puntata memorabile.

Perchè questo è un cartoon drogato. E’ una commedia estrema esilarante, la cui vetta assoluta (legata a doppio filo con il cultissimo di Terry Gilliam) è raggiunta quando gli effetti del Lemmon 714 tardano a farsi sentire, allora Jordan e l’altrettanto suo sciroccato socio ne assumono in quantità industriali, dopodichè

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The Wolf of Wall Street


Parte 1: Lupofania

The Wolf of Wall Street

Martin Scorsese

2013.

All’origine dell’empatia ci sono i neuroni specchio, e gli studi sui neuroni specchio sono cominciati negli anni 80.

Da Wikipedia: “i neuroni specchio sono una classe di neuroni che si attivano quando un animale compie un’azione, e quando l’animale osserva la stessa azione compiuta da un altro soggetto.Attraverso studi di risonanza magnetica, si è potuto constatare che i medesimi neuroni attivati dall’esecutore durante l’azione, vengono attivati anche nell’osservatore della medesima azione.

Ulteriori indagini estese agli esseri umani non solo hanno confermato le attività neuronali sulla base di studi di neuroimmagine, ma hanno anche condotto a concludere che tali neuroni vengono attivati anche nei portatori di amputazioni o plegie degli arti, nel caso di movimenti degli arti, nonché in soggetti ipovedenti o ciechi.”

Paralizzato sulla poltrona, occhi come spugne selettivamente permeabili, guardo il Lupo e i miei neuroni specchio si accendono uno dopo l’altro, nemmeno uno resta inerte, penso, sto guardando un film grandioso, superiore alle pur altissime aspettative, e pericoloso, molto pericoloso, perché io, all’apice dell’attivazione dei miei neuroni, vorrei essere il Lupo, e so che potrei, so che posso, yes I can !

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