Ctrl+Alt+Canc? Troppo tardi, è arrivato Mr. Robot


Il blitz che ha sottratto alla piattaforma di corna più famosa al mondo una valanga di nomi e cognomi, provocando dimissioni, disperazione e suicidi, è avvenuto mentre Mr. Robot guadagnava consensi ovunque. Un attacco dal fortissimo impatto mediatico, che potrebbe rivelarsi una tremenda strategia pubblicitaria per chi, ad esempio, adesso promette agli utenti fedifraghi sicurezza assoluta per 20 dollari. Chissà. Certo è che l’attacco è un gigantesco spot per la serie di Sam Esmail (Elliot si imbatteva in Ashley Madison già nel primo episodio), che si è avvalso della preziosissima consulenza di Michael Bazzell.

Ashley-Madison

Uno che ha iniziato costruendo il primo pc al liceo, poi è diventato hacker, quindi ha lavorato con la polizia investigando anche sui cyberpedofili, ed è finalmente approdato a Hollywood. Se tutti gli attacchi e gli aspetti tecnologici sono plausibili e realistici non solo ai nostri occhi ignoranti, ma anche alla comunità di hacker, il merito è tutto suo. Quasi tutto: Esmail è talmente ossessionato dalla necessaria accuratezza dei riferimenti, che ha dovuto e voluto piegare lo script della serie in diversi punti per non intaccare tale assoluta credibilità. Il risultato è che quando leggiamo la notizia che gli investigatori sono riusciti a localizzare il segnale di attacco a ashleymadison.com nei Paesi Bassi, ma non hanno potuto fare di più perché il pc è stato spento, subito pensiamo ad Elliot che stacca i cavi e distrugge dischetti nel microonde. Ed è sempre Elliot che nella prima puntata stana pedofili e infedeli. E allora il cortocircuito realtà/finzione diventa un vortice, Ashley Madison viene inserito nei dialoghi della serie in tempo reale. Ed ecco che noi iniziamo a sentire le voci. E a parlare ad amici immaginari. Con il voice-over, naturalmente.

mr robot

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Fear the walking dead. Fear!


I walkers sono come il maiale, non si butta niente, tutto fa audience. In attesa della sesta stagione di The Walking Dead, è cominciata Fear the Walking Dead, e Los Angeles già trema. Riusciranno anche questi eroi a sopravvivere? E come? E per quanto?

Fear The Walking Dead - Fear The Walking Dead _ Season 1, Key Art - Photo Credit: Frank Ockenfels 3/AMC

Spin off, anzi no, switch off, spegnete i cervelli, poi riaccendeteli che si ricomincia, una nuova apocalisse zombi in formato West Coast. Fear the Walking Dead, putrescente escrescenza di The Walking Dead, ha visto la luce su AMC, network provatissimo dalle contestate non ritornanti dipartite di Walter White (Breaking Dead!) e Don Draper (Mad Man Not Walking!). Il 23 agosto 2015 è andato in onda il pilot della prima stagione, la prima (e la più lunga) di 6 puntate date in pasto ai telecannibali in attesa del ritorno autunnale di Rick, Daryl e compagnia ammazzante. A proposito di Daryl, lui è il più amato della serie tv più vista di sempre, ed è l’unico ad essere invenzione tv originale, non ispirato ad alcuno dell’omonimo comic a firma Robert Kirkman. L’originalità – dei personaggi, non della storia – pare essere il motivo ispiratore di FTWD, creata dal medesimo Kirkman. Si comincia, scene di delirio acido in una chiesa sconsacrata, è un deja vu, anche la quarta stagione di TWD viveva in gran parte all’ombra di un crocifisso, poi comincia così anche Sense8, la vera novità di questa stagione, e noi crediamo nelle inevitabili connessioni psicospaziosensoriali, o nella necessità di blasfemia e misticismo via cavo, fate voi.

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Fear Begins Here recita il promo, la paura comincia qui. Nick Clark si fa di eroina davanti all’altare, junk communion la chiamano i suoi amici, ma se un tossico vede una sua amica mangiare la faccia di qualcuno come fosse un’ostia, si augura che sia tutta colpa della droga. O che la propria testa sia andata in pappa. Lo spera, perché se non è la droga, e nemmeno la follia, allora l’orrore è reale. La chiesa sconsacrata, rifugio abituale dei drogati del circondario, è ricettacolo simbolico di viventi già morti (addicted) prima dell’epidemia, basta guardare come cammina Nick, lo stile da walker ce l’ha nel sangue. Si inizia bene, nel posto giusto e tra le persone giuste.

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Khmer Rossi al #Bifest!


Con il potere in mano ai Khmer Rossi, François Bizot è stato l’unico occidentale sopravvissuto alla detenzione in Cambogia. Etnologo, fu catturato nel 1971 mentre lavorava al restauro dei templi di Angkor, accusato di essere una spia della CIA e tenuto prigioniero nel bel mezzo della giungla, in un campo gestito dal giovane compagno Duch. Più di trent’anni dopo ha pubblicato due libri che raccontano la sua storia, una storia di dilemmi morali e catastrofi umane e politiche. Régis Wargnier ne ha tratto un film: Les temps des aveux, il tempo delle confessioni (The Gate è il titolo internazionale). Durante la presentazione al Bifest, sul palco del Petruzzelli, Wargnier (regista dell’Oscar-winning Indocina) ci ha raccontato che avrebbe voluto girarlo già anni addietro, ma Bizot si era sempre opposto per la natura intima e dolorosa delle sue memorie. Poi però è successo qualcosa che ha fatto cambiare idea a Bizot, e il cancello si è potuto aprire. Quel qualcosa è anche l’epilogo del suo film, beffardo e agghiacciante come un sorriso gentile sul volto di un pluriassassino.

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La Settima Onda. L’unico film horror al #Bifest


Dunque, pescando a caso nella memoria: La prima cosa bella, La seconda volta, La terza madre, Quarto potere, La quinta stagione, Il sesto senso, Il settimo sigillo, L’ottavo giorno, Il nono cerchio, Il decimo uomo. Il titolo provvisorio di questo film era La quinta stagione, poi evidentemente qualcuno deve essersi accorto che esisteva già un film con quel titolo ed era anche troppo recente. Mentre erano tutti indecisi se tirare ai dadi o sorteggiare un altro titolo a caso, qualcuno deve aver esclamato: “Ehi! Nel film si vede una scena de Il settimo sigillo! Potremmo chiamarlo La settima onda!”.

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La visione di questa cosa è categoricamente sconsigliata a chiunque ami il cinema. Se comunque volete saperne di più, continuate a leggere qui.

L’angelo della morte terrorizza il Bif&st 2015


Nei Paesi Bassi i cognomi dei sospetti vengono abbreviati o parzialmente modificati per proteggere la loro identità. Il titolo del film (Lucia de B.) acquista di conseguenza un tono beffardo: la vicenda narrata è ispirata infatti ad un clamoroso errore, o meglio orrore, giudiziario. L’infermiera professionale Lucia de Berk è stata condannata all’ergastolo e al trattamento sanitario obbligatorio, dichiarata colpevole di sette omicidi e tre tentati omicidi. Una caccia alle streghe del duemila, un processo costruito senza prove oggettive, basato essenzialmente sulla presenza di Lucia negli ospedali al momento dei decessi. Insomma, Lucia de B. porta sfiga. Questa è la sua colpa più grossa.

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Bif&st 2015. Gimme Shelter (from Paul Bettany)


Al Bifest arriva Shelter: il talentuoso attore Paul Bettany passa dietro la macchina da presa con le migliori intenzioni, e con la sua prima regia racconta la drammatica e disperata love story di una coppia di homeless newyorkesi. Ispirato da una coppia che viveva a New York proprio sotto casa sua, scomparsa dopo l’uragano Sandy.

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Humandroid. Al Bif&st arriva il gangsta-robot che spacca tutto


Anteprima al Bif&st del nuovo film di Neill Blomkamp, che rimane nella fantascienza ma abbandona il thriller e si getta nella action-comedy. Una bella fiaba divertente, sovversiva e selvaggia.

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Il robot protagonista indiscusso del terzo film del regista di District 9, e purtroppo anche di Elysium, è battezzato con il nome di Chappie. Proprio come un cucciolo, viene addestrato istruito e allevato dall’ingegnere suo Creatore e da una coppia di gangster da fumetto, Ninja e Yo-Landi, che nel mondo reale sono i Die Antwoord, una band sudafricana rave-rap di enorme successo in patria, che non hanno nemmeno avuto bisogno di imparare a recitare, visto che nel film si comportano più o meno come nei loro videoclip surreali.

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