Maledetti messicani


Ricorderemo sempre con affetto quella boiata di The Day After Tomorrow, e non perchè le meteocatastrofi ci eccitino. Vedere migliaia di cittadini statunitensi in coda per passare in Messico attraverso il confine, beh, quello si, ci eccita. Nel mondo dikotomiko la giustizia ha un che di vendetta, rivalsa, rivincita. Siamo bimbi innamorati dei supereroi, anche per questo un piccolo, sincero e appassionato film come Frontera riesce a conquistarci.

frontera1

(“Marco’s shadow falls on the door to the seven lost cities of gold

Finds a raven’s head and rattlers tail

Dead in his tracks, this godforsaken soul’s

Unwanted here and his ghost lingers for years)

ed

Frontera è come Ed Harris, Frontera è sopratutto Ed Harris. Un attore che appare sullo schermo oggi come appariva 30 anni fa, una faccia di cui puoi fidarti. La faccia di un repubblicano buono e con un senso innato della giustizia, appena sotto Clint Eastwood. L’esordiente regista aveva in mente proprio lui mentre scriveva il film, anche grazie a questo la pellicola riesce a essere credibile e leale.

(Amalia’s face hides behind the mask sweating on the TV factory line

That smile on her face is starting to crack

While welding back the pieces of a shattered heart

That’s scattered out here, with the ghosts of her peers)

fratelli2

Raccontare al cinema una storia di immigrazione non è per niente facile, nella fabbrica dei sogni vige un regolamento spietato. Tentativi come quelli italiani sono quasi sempre destinati al fallimento o, nella migliore delle ipotesi, all’oblio. Se la tua idea di cinema è piccola e moribonda, il tuo film sarà un brutto film nonostante i tuoi sforzi di compiere un atto di denuncia sociale, sentita e accorata che sia. Amelio, Crialese, Mazzacurati, Giordana e tanti altri ci hanno provato, ma a noi dice molto di più un film come Gran Torino, o anche Frozen River, che tutte le loro opere messe insieme.

(Searches for her lost child along the river of tears, the river of tears)

ed harris

Frontera ci mostra molte cose brutte, dai trafficanti di esseri umani ai razzisti per sport, dalla violenza di ogni tipo alla corruzione degli agenti che operano al confine Usa-Messico. Ma lo fa con lingua efficace e  immagini giuste, calando la storia in un brodo western e dandole un sapore springsteeniano semplice e classico. Magari troppo semplice, sopratutto nella superficiale e stereotipata caratterizzazione di molti dei personaggi: alcuni, sopratutto i secondari, avrebbero meritato un’approfondimento maggiore.

(At the end of the working week

When drunken worlds meet

Both sides keeping a close eye

For a break in the line here on the crystal frontier, crystal frontier)

miguel

Il ranch di Roy (Harris) finisce proprio sul confine tra Arizona e Messico: Roy ci tiene a delineare l’inizio della sua proprietà con un recinto di filo spinato, ma si tratta di un recinto facilmente bypassabile, e che lo stesso Roy si è stancato di sistemare quasi ogni giorno. Questo, oltre a dirci molto del personaggio, ci dice molto anche di Frontera, un film piccolo e traballante ma emotivamente e moralmente efficace e onesto.

(Ramon tightens up his leather belt and slips through a hole in the fence

He can get you anything you want

Might cost you a life, might cost you

The whole price of freedom here on the crystal frontier

 

Searches for her lost love along the river of tears, the river of tears)

Merita il pollice su anche la prova di Eva Longoria (!), sorprendentemente in parte e totalmente trasfigurata, in tutti i sensi.

longoria

Il twist finale, totalmente hollywoodiano, è proprio quello che volevamo, perchè Ed Harris è un supereroe.

(Blood spills out on the streets

And bodies are missing for weeks

Both sides keeping a close eye

Watching the bullets fly here on the crystal frontier, crystal frontier”)

 

(Crystal Frontier – Calexico)

 

Frontera

 

Michael Berry

 

2014

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