Libero Genio in Libero Cinema


“L’elemento fondamentale del Simbolismo è che sotto la realtà apparente, quella percepibile con i sensi, si nasconda una realtà più profonda e misteriosa, a cui si può giungere solo per mezzo dell’intuizione poetica. La nuova generazione di poeti, quindi, manifesta la propria sfiducia nella scienza perché incapace di penetrare nelle oscure profondità dell’animo umano e di spiegare i desideri dell’inconscio, i sogni ecc. Il poeta, invece, può penetrare ed entrare in queste realtà attraverso quell’intuizione che gli è propria. Per questi nuovi contenuti della poesia i simbolisti elaborarono un linguaggio nuovo, non più logico ma alogico, che permetteva di portare alla luce le corrispondenze e i misteriosi legami esistenti tra le cose più diverse; questo perché la parola deve avere la capacità di comunicare le molteplici emozioni che il poeta avverte come simultanee. A tale scopo i poeti simbolisti ricorsero spesso a figure retoriche quali la metafora, l’analogia e la sinestesia.” (da Wikipedia, a proposito del simbolismo nella poesia)

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Le convenzioni sociali e culturali hanno cristallizzato e reso difficile l’uso dei simboli nel cinema in maniera libera, nuova e diversa. L’immaginario è stato ampiamente colonizzato, e le immagini tendono ad essere reazionarie: non è purtroppo frequente imbattersi in simboli che possano avere diversi significati, immagini che ne richiamino alla mente altre, tante, diverse e contrastanti. Quando succede, spesso nasce spontanea nel pensiero dello spettatore la relazione tra cinema e sogno. Perlomeno se lo spettatore sono io. Perchè il cinema e il sogno hanno, dovrebbero avere, molto in comune. Se invece le immagini diventano reazionarie (e lo diventano nella maggioranza dei film che vediamo) questo legame tende a spezzarsi.

 
Symbol
Hitoshi Matsumoto
2009

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I film che lottano e resistono, che difendono con la schiuma alla bocca il legame suddetto sono fondamentali. Senza andare troppo indietro nel tempo, i primi che mi vengono in mente sono Inland Empire e Only God Forgives, Resurrection of The Little Match Girl, L’Isola.
Tutti diversi tra loro e diversissimi da Symbol. C’è un dettaglio fondamentale però, a rendere il film di Matsumoto unico: fa crepare dal ridere.

 

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Se il cinema è dikotomiko, questo capolavoro è l’opposto di Onirica – Field of dogs. Ancora adesso mi va il sangue agli occhi se penso che quella boiata è stata distribuita nelle sale italiane: pretenziosa, morta, rancida, noiosa, brutta, inutile e dannosa alla salute. In Symbol una delle scene più commoventi vede il protagonista irrorato da un peto abnorme, proveniente da due chiappe gigantesche scese appositamente dal soffitto. Quel superpeto dovrebbe investire regista produttori e distributori di Onirica, se la giustizia filmica esistesse.

 

 
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No, non accennerò neanche minimamente alle vicende e ai personaggi che attraversano Symbol. Sappiate solo che Hitoshi Matsumoto, con quella faccia da pagliaccio borderline, ha realizzato quattro film, tutti fondamentali, tutti sovversivi, tutti incredibilmente divertenti.
In Giappone Symbol è stato un fiasco, nel 2009 al box office nipponico è rimasto ancorato alla 93esima posizione. Al primo posto si piazzò Avatar, e nella top ten c’erano Harry Potter, Michael Jackson, Up e i Pokemon. Lo dico perchè so cosa state pensando: i Giapponesi sono strani, solo loro possono apprezzare queste cose fuori di testa. Sbagliato, il mondo è purtroppo pieno di persone normali.

 

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Espressione di libertà, oltre che esperienza visiva magniloquente, orgogliosamente viva e terapeutica: io dopo la visione di Symbol sto meglio. Intendo proprio meglio.

 

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