Cockneys, ovvero il proletariato dell’East End londinese. Cockney, lo slang/accento/dialetto responsabile di una strage di finali maciullate, sillabe amputate, parole intere fagocitate. E’ inutile concentrarsi sul labiale, si tratta di un dialetto assolutamente incomprensibile per me e voi. Fatta eccezione per l’intercalare fuck, inserito ogni tre, massimo quattro parole. La versione cockney di “can you believe it?” è “can you Adam and Eve it?”. Up the stairs diventa up the apples and pears. Sto qui da solo non è mica i’m here all alone. No, è i’m here all on me Jack Jones.
Damon Albarn è forse il cockney più comprensibile del pianeta, il che è tutto dire.
Da un film intitolato
Cockneys Vs. Zombies
Matthias Hoene
2012
non mi aspettavo nulla, niente, zero. Dopo Shawn Of The Dead e Welcome To Zombieland non avrei mai sperato di spassarmela fino alle lacrime, con l’ennesimo film sui morti viventi. E invece. Mi sono piegato in due diverse volte per le risate, e anche se in ritardo rispetto all’uscita (2012), è necessario piazzare questo film sul podio delle commedie-con-zombi, in compagnia delle due chicce succitate e senza che sfiguri neanche un po’.
Diretto con mano disinvolta e ruffiana quanto basta (split-screen, flashback, tecnica videoclippara – Matthias Hoene ne ha diretti diversi, infatti, di videoclip), scritto bene, benissimo da James Moran (Severance) e Lucas Roche (che ha montato Dead Man’s Shoes) , e ricco, ricchissimo di trovate azzeccate e divertenti:
-un gruppo di vecchietti asserragliati in un ospizio e assediati dai morti viventi, con una fastosa abbondanza di gag incentrate su protesi e difficoltà di deambulazione;
-un rapinatore psicopatico con placche di metallo nel cranio, zombificato: non basta certo sparargli in testa per stecchirlo!
-il baby-zombi scalciato via in malo modo che va a schiantarsi su di un cartellone pubblicitario che recita “basta violenze sui minori”;
-la perla di tutte le perle: lo scontro tra le tifoserie di West Ham e Millwall, che invece di attaccare i vivi, si menano pure da morti.
Se il plot rimanda parzialmente a Blues Brothers (due fratelli sfigati che riescono incredibilmente a rapinare una banca, con il nobile obiettivo di evitare che loro nonno, ex-gangster e leader dei vecchietti, sia costretto ad abbandonare il quartiere – dal quale non è mai uscito in vita sua – a causa di una speculazione edilizia che rischia di far demolire l’ospizio) le atmosfere ricordano un altro gioiellino di serie B come Attack The Block.
Concludiamo con un saluto affettuoso (anche se ormai si sarà ridotto ad un mucchietto di cenere: è morto sedici mesi fa) a Richard Briers, che nel film è Hamish, nonnino quasi sordo che riesce a camminare, molto lentamente, solo con l’aiuto di un deambulatore: la scena in cui è minacciato alle spalle da uno zombi mentre i suoi compari gli urlano di correre, è tra le più spassose di tutto il film.
Cockneys Vs. Zombies è stata la sua ultima apparizione. Ha chiuso in bellezza, respingendo sullo schermo l’assalto dei morti viventi.