Finalmente nelle sale italiane il film che tutti hanno già visto prima di aver visto. Preceduto da una massiccia campagna di lancio, quasi fosse un blockbuster made in Hollywood, e non l’ultima fatica di uno psicotico Maestro in piena febbre creativa.
Mesi e mesi di chiacchiericcio, gossip, voci, trailer. Prima, Lars Von Trier “persona non grata” a Cannes. Poi, quelle locandine strepitose sui protagonisti in orgasmo, divenute un fenomeno virale mondiale, on line e off line.
Noi lo abbiamo visto in anteprima, ma scegliamo di esimerci dal commentare o recensirlo quale esso è, aspettiamo che gli spettatori italiani se ne cibino e poi ne evacuino i metaboliti.
Ci permettiamo, tuttavia, di porre alla vostra attenzione i seguenti, fervidi, spunti di riflessione:
– Numerologia: la ripartizione in capitoli del film, 5 nel volume 1 e 3 nel volume 2. 3 + 5, numeri di Fibonacci, sono i colpi della perdita della verginità di Joe. Coincidenza ?
– Spazio: dove vive Joe ? La lingua parlata dai protagonisti e alcuni dettagli (le etichette nelle carrozze di un treno, le fantasie di Seligman, la marca dell’auto di G.) conducono al Regno Unito ?
– Tempo: Le suppellettili sono ridotte all’essenziale, nel capitolo 3 compare un cordless, nel 5 un mangianastri, nel 2 un’auto di grossa cilindrata contemporanea, gli apparecchi nell’ospedale del capitolo 4 sono moderni. Il tutto è fuor di continuum ?
– Immagine: nessuna televisione, nessun telefono cellulare, nessun manifesto, no PC, solo il quadro di Mrs.H poggiato a terra dietro la porta nella stanza di Seligman. Assenza di riproduzione di immagini, nessuna via di fuga per l’occhio dello spettatore, è la cura Ludovico di LVT ?
– Sesso ipertestuale: la rappresentazione dell’atto sessuale sembra sempre inesorabilmente teleologica, funzionale alla formazione di Joe, alla rappresentazione/attacco di arte musica e letteratura, al soddisfacimento di un bisogno. Manca l’estetica dell’atto sessuale fine a se stesso, presumibilmente a causa dei tagli di montaggio. Sesso non pornografico, ma calligrafico ?
– Seligman: l’uomo cui Joe racconta la sua storia. Ebreo laico, afferma che il suo nome significa “Uomo felice”. Apprendiamo dalla rete che Seligman è docente di psicologia all’Universitaà di Pennsylvania, fondatore della “Psicologia Positiva” e premiato per la “Teoria dell’impotenza appresa”. Per saperne di più, leggete qui.