Senti come suona quando sale: NUMERO ZERO, alle origini del rap italiano


Io sono il numero zero
facce diffidenti quando passa lo straniero in sclero, teso vero
vesto scuro, picchio la mia testa contro il muro
sono io l’amico di nessuno stai sicuro
resto fuori dalla moda e dallo stadio
fuori dai partiti e puoi giurarci, io non sono l’italiano medio
ma un cane senza museruola

la N E la doppia F A Passaparola
chico canta che ti passa, ma non mi passa piú
testa bassa, la repressione
mi butta giú schiaccia
quando lo sbirro mi dá i pugni nella faccia
per me lo stato é solo stato di minaccia
quando vedo il tunisino all’angolo che spaccia
la nera presi a schiaffi dal magnaccia
io so che é tutto made in Italy percio’
non chiedermi se canto Forza Italia o no…

Io avevo 23 anni quando infilai questo disco per la prima volta nel lettore cd, e ricordo bene la sensazione inedita: fino ad allora avevo ascoltato dischi, provenienti dal giro dei centri sociali, che erano “solo” dischi di rivolta e opposizione, necessari come l’ossigeno ma spesso grezzi, approssimativi e dotati di un suono sempre amatoriale, “punk” per l’urgenza e gli scarsi mezzi, e le ancora più scarse capacità tecniche e di produzione. Era quello il rap italiano, anzi era quello il rap e basta, fino alla nascita di SxM, un capolavoro ancora oggi, dopo 21 anni.

Locandin-film-1-dicembre

Continua a leggere

nessun potere è meglio di Nessun Potere. ITALIAN PUNK HARDCORE 1980 – 1989, Il Film.


 

Disobbedire sempre e dovunque
e’ questo il nostro messaggio:
sabotaggio.

Avvicinare la bocca libera ai microfoni liberi di una radio libera, negli anni settanta, in Emilia o in Piemonte era una cosa. Farlo in Sicilia era tutta un’altra storia. Anche mettere su una band hardcore a Messina nei primi anni ottanta non deve essere stato per niente facile ( se si fosse trattato di hardcore cinematografico tutto sarebbe stato molto più semplice. E in quel caso, però, anche il concetto di gruppo andava rivisto…). Max, ex membro della band messinese Uart Punk, ricorda la loro partecipazione ad una tre giorni di concerti al nord, sorta di raduno nazionale HC, al quale partecipò una sola band meridionale: gli Uart Punk, appunto. Max racconta con orgoglio, celato da un paio di vistosi ray-ban, che il punk per lui non è mai stato motivo di condivisione di ideali o lotte politiche.

Continueremo a esistere?
saremo in grado di fermare la pazzia?
o moriremo gridando liberta’
ascoltando le nostre poesie?

Il punk, dice, è individualismo, esasperato fino ad arrivare al nichilismo senza raggiungere l’estremo però, “altrimenti non sarei qui oggi”. Un’altra cosa che non ha mai condiviso è il rifiuto delle droghe, e ci sta. Punk è insomma tante cose, tantissime, anche diversissime tra loro ma sempre a braccetto. Punk è probabilmente anche una gran rottura di coglioni. Come le due o tre ragazze sedute dietro di me, che hanno parlato a voce altissima per quasi tutta la durata della proiezione, tra l’altro un’anteprima nazionale, mondiale, intergalattica. Sto invecchiando io, può essere. Ma ridere del look di Helena Velena (mentre racconta dei dischi stampati con la sua Attack Punk Records senza firmare alcunchè, con i rapporti contrattuali basati solo su amicizia e fiducia, e rifiutandosi di registrare alla s.i.a.e. le canzoni, comprese quelle dei Cccp) si può? Non lo so, come non so per quale cazzo di motivo siano venute a vedere il film.

dvd1pack

Continua a leggere