Io c’ero.


Après Mai

Olivier Assayas

2012

apres mai

Esiste un confine indefinito liquido eternamente violato tra storia e mito, permette a fatti accaduti di assurgere a dimensione favolosa universale, e per converso a fantasie di uomini e popoli di assurgere a ricordi di un vissuto reale.

Su quel confine sono i Libri Sacri, nel valore demiurgico della Parola, il Verbo, che crea la Storia dalle storie.

Su quel confine è il cinema, non Parola, ma Sguardo creatore, dell’immagine verosimile quindi vera, allucinazione nella rappresentazione (“tratto da una storia vera”).

Il cinema crea la realtà e crea i suoi miti: la Frontiera, la Guerra, i Futuri.

Anno 1968 e limitrofi.

Cinema del mito, cinema del reale ?

Immagini: capelli lunghi, corpi nudi, hippies, spinelli LSD droghe pesanti, scrittori poeti guru, afro musicisti rock. Viaggi, furgoni colorati, autostop. Cortei, pietre, molotov, fumogeni, manganelli, poliziotti nerissimi. Corse, fiori, cannoni, yoga, assemblee, slogan. Napalm, corpi bruciati dal, kodak, fotografi embedded. Factory, Family, Manson. Morte.

Anno 1968 e limitrofi. Vissuti, immaginati in quanto ricordati, riprodotti finitamente rappresentati (immagine riflessa da immagine) in dimensioni carnascialesche o in sabba evocativi.

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L’occhio guarda e concreziona questo.

Dove la classe operaia, dove la lotta di classe ?

Assayas ricorda?, immagina ?, un aborto di rivoluzione, romantico ancorchè bugiardo ed effimero, una generazione di giovani all’apice del loro individualismo, un’esplosione di inutili bolle solipsistiche in un mellifluo fumus di arte e vita nuova. L’origine di mille e mille rivoli di controculture, disinnescate perchè raccontate, è in un manipolo di ricchi colti e puerili, che si pensavano Eletti.

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Dove la classe operaia, dove la lotta di classe ?

Assayas ricorda ?, immagina ?, parodie del proletariato di tutto il mondo in super8, agit prop proiettati  e discussi da occhi alieni, realtà di carne e sangue sacrificata al rovinoso trionfo della borghesia.

Finito il ricordo, svanita l’immagine, il racconto esorbita, gli occhi si chiudono.

Si riaprono, vedono la fabbrica dei sogni, ciak azione di una procace stellina che mitraglia fintamente su un fallico sottomarino nazista.

E’ reale ?

Si riaprono, vedono lo schermo, lei che fluttua fuori fuoco, amore perduto tra le spighe di grano.

Buio in sala.

E ’ reale ?

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