Dark Room all’Amatriciana


Tulpa

Federico Zampaglione

2012

– Dikot: Ma davvero ti è piaciuto?

– Omiko: In effetti, alla fin fine, si. Cioè, si lascia guardare.

– Dikot: Io mi sento un po’ frustrato. Avrei voluto massacrarlo, ‘sto film. Invece qualcosa di buono c’è davvero, purtroppo.  A cominciare da una sensazione di, come dire, sincerità. Nel senso che Zampaglione è uno che questo genere di cose le ama davvero. E in Tulpa questo amore è percepibile, senza alcun sospetto di forzatura. Non gioca a disseminare rimandi ai film di Dario Argento & (pochi) soci, eppure si respira la stessa aria di quei film. Dall’inizio alla fine.

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– Omiko:  Ma si respira anche aria di film porno, eh!

– Dikot: Per i nudi della Gerini? Speravo fossero di più.

– Omiko: No, no. Ripensa alle voci dei personaggi. Sopratutto nelle scene diurne. E alle cose che dicono. Sembrano, sono, dialoghi identici e con lo stesso suono delle scene di raccordo tra scopate che ci sono nei porno. Anzi, che c’erano trent’anni fa.

– Dikot: Mmm.. in effetti, mi viene in mente il consiglio d’amministrazione, con il pappone intrallazzato Michele Placido con addosso il suo completo da Sagra dell’Orecchietta. Si, è porno. Oppure è un congresso del PD. Questa poi la tagliamo, sennò ci bollano come grillini. Aspè, com’è che dicono?

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“Puntiamo sulle rinnovabili”

“Dobbiamo convincere i nostri partner tedeschi”

“La borsa oggi è in salita”

– Omiko: Porno, puro porno. Facce viscide e cafone. Autodoppiaggi che non si possono sentire. E la Gerini è bravissima nel gioco di lingua, infatti è più credibile quando parla in inglese.

– Dikot: Però gli omicidi, cazzuti, eh ! Sopratutto la prima scena. Quella della giostra invece, apparentemente geniale, è troppo studiata a tavolino.

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– Omiko: E’ un film ignorante che se ne sbatte, senza la minima pretesa intellettualistica, e questo è un merito. Ma The Butterfly Room di Zarantonello ne vale dieci di Tulpa.

– Dikot: Ho apprezzato la colonna sonora, molto curata e la facile ma efficace trovata di svuotare Roma dei romani. In fin dei conti, poteva essere stato girato vent’anni fa in qualsiasi posto, questo Tulpa.

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– Omiko: Straniante, ma rivelatrice, l’impaginazione del quotidiano dal quale la Gerini viene a conoscenza degli omicidi: le notizie di borsa accanto a quelle di cronaca nera… Geniale!

– Dikot: Geniale? O piuttosto trovata grossolana, ignorante e trash?

– Omiko: Senti, Tulpa è un film di serie B, antitelevisivo, brutto, rozzo e cattivo. Ma ha anche tanti difetti, e probabilmente se Zampaglione non fosse stato Zampaglione, cantante degli Articolo 31, non staremmo qui a parlarne.

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– Dikot: Cantante di cosa?

– Omiko: Articolo 31… No, aspè. No. Dei Tiromancino. Si, Tiromancino. Quelli di quella canzone che piace a tutti, anche a me, ma ci vergogniamo a confessarlo.

– Dikot: Poi c’è il barman anglofono.

– Omiko: Ah si, il rettile ritardato, che quando si impegna per assumere un’espressione cattiva, fa ridere un casino. E prepara cocktail con colorante rosso. Che poi diventa blu, e noi dovremmo sforzarci di indovinare perchè.

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– Dikot: L’altra puttanata è sicuramente il diavoletto, riferimento inutile con tanto di Necronomicon de’noantri. L’unico posseduto è di certo il parrucchiere del mefistofelico/ridicolo barman.

– Omiko: Però la Gerini di spalle è mezzo film!

– Dikot: direi di si, anche se non è Sheri Moon Zombie.

– Omiko: e Zampaglione non è Rob.

2 pensieri su “Dark Room all’Amatriciana

  1. Visto ieri sera, tranne alcune scene degli omicidi, piattume totale. Mi dispiace, perchè il giallo-horror italiano mi è sempre piaciuto, anche quelli scarsi, di solito qualcosa di buono c’è sempre (anche qui come ho scritto ma è poco). Ma qui non ho avvertito nessuna tensione e nessuna pulsione erotica nonostante di merce ce ne sia. Stendo un velo pietoso sul barman anglofono con orecchino serpentato.

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